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Brain Train / Salvatore Pennisi - Giuseppe Mirabella
Cento Sicilie, tante ne contava Gesualdo Bufalino che vent’anni fa aveva licenziato una pregevole antologia letteraria che si offre come una mappa delle molteplici declinazioni di un'immagine: quella dell’isola di Ulisse e dei suoi abitanti.
Giuseppe Antonio Borgese ne aveva parlato sessant’anni prima come di «un’isola non abbastanza isola».
Ancor prima era stato Luigi Pirandello a dire tanto della capacità dei siciliani di farsi «isola a sé» - perché «di quest'aperto, che da ogni parte è il mare che li isola [...] diffidano» - quanto del loro prepotente bisogno di evasione.
Il sentimento della diaspora fisica ed esistenziale sembra essere la cifra stessa dei siciliani e la sostanza vitale di un immenso patrimonio di culture che s’intersecano, si riflettono e perpetuano i loro bagliori.
Una singolarità che sembra essere diretta conseguenza della natura geografica: l'isola fa pensare a qualcosa di chiuso e separato, ma la Sicilia è terra aperta, cerniera del mediterraneo e crocevia dell'Europa.
Chi ci vive conosce bene quel sentimento irrazionale che lo fa oscillare tra claustrofobia e claustrofilia, a seconda che prevalga l'ansia della fuga o la seduzione del ritorno.
Cento o più Sicilie, dunque, che mettono in crisi qualsiasi osservatore che vedrebbe come uno specchio non sempre rifletta l'immagine che gli si pone davanti.
Il sentimento di diversità dei siciliani, a volte enfatizzato, a volte fonte di commiserazione, quella consapevolezza dell’essere pirandellianamente «esclusi», Bufalino l'aveva definita “isolitudine” quasi a marchiare un'unicità che è condanna e privilegio ad un tempo.
Quella stessa singolarità riavvicina i destini di una formazione di musicisti siciliani di varie estrazioni ed esperienze, cresciuti all'ombra di un vulcano, poi allontanatisi dall’isola per mettere ciascuno a suo modo la propria bildung, infine riuniti in un progetto artistico – BRAINTRAIN - che ha anche il senso della riappropriazione di memorie, radici e ispirazioni che nascono in un’isola, maturano altrove, infine ritrovano sensi e ragioni unitarie in quella terra che le ha ispirate.
Rosario Castelli
Giuseppe Antonio Borgese ne aveva parlato sessant’anni prima come di «un’isola non abbastanza isola».
Ancor prima era stato Luigi Pirandello a dire tanto della capacità dei siciliani di farsi «isola a sé» - perché «di quest'aperto, che da ogni parte è il mare che li isola [...] diffidano» - quanto del loro prepotente bisogno di evasione.
Il sentimento della diaspora fisica ed esistenziale sembra essere la cifra stessa dei siciliani e la sostanza vitale di un immenso patrimonio di culture che s’intersecano, si riflettono e perpetuano i loro bagliori.
Una singolarità che sembra essere diretta conseguenza della natura geografica: l'isola fa pensare a qualcosa di chiuso e separato, ma la Sicilia è terra aperta, cerniera del mediterraneo e crocevia dell'Europa.
Chi ci vive conosce bene quel sentimento irrazionale che lo fa oscillare tra claustrofobia e claustrofilia, a seconda che prevalga l'ansia della fuga o la seduzione del ritorno.
Cento o più Sicilie, dunque, che mettono in crisi qualsiasi osservatore che vedrebbe come uno specchio non sempre rifletta l'immagine che gli si pone davanti.
Il sentimento di diversità dei siciliani, a volte enfatizzato, a volte fonte di commiserazione, quella consapevolezza dell’essere pirandellianamente «esclusi», Bufalino l'aveva definita “isolitudine” quasi a marchiare un'unicità che è condanna e privilegio ad un tempo.
Quella stessa singolarità riavvicina i destini di una formazione di musicisti siciliani di varie estrazioni ed esperienze, cresciuti all'ombra di un vulcano, poi allontanatisi dall’isola per mettere ciascuno a suo modo la propria bildung, infine riuniti in un progetto artistico – BRAINTRAIN - che ha anche il senso della riappropriazione di memorie, radici e ispirazioni che nascono in un’isola, maturano altrove, infine ritrovano sensi e ragioni unitarie in quella terra che le ha ispirate.
Rosario Castelli
Salvatore Pennisi - electronics & sound progr.
Dino Rubino - Tromba - flugelhorn
Orazio Maugeri - alto sax
Giuseppe Asero - alto sax
Giuseppe Mirabella - guitar
Giuseppe Vasapolli - piano
Marco Panascia - bass
Massimo Alioto - drums
Dino Rubino - Tromba - flugelhorn
Orazio Maugeri - alto sax
Giuseppe Asero - alto sax
Giuseppe Mirabella - guitar
Giuseppe Vasapolli - piano
Marco Panascia - bass
Massimo Alioto - drums