6 Haiku - Martino Vercesi
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Un progetto particolare che fonde ispirazione poetica e invenzione musicale, un’ibridazione artistica nata sotto il segno del Giappone, Paese di cui Martino ha sempre subito il fascino potente e un po’ misterioso. Il nome del progetto “6 Haiku” si riferisce infatti agli Haiku, una forma poetica sviluppatasi in Giappone nel XVII secolo che ha per oggetto la contemplazione della natura e della realtà percepita nella totale calma dei sensi e nella placidità di una mente meditante. Ecco che il suono e la metrica, gli accenti e l’espressività, materiale comune tra linguaggio e musica, trovano una nuova e originale sintesi nei sei paesaggi sonori di questo lavoro, i sei Haiku che danno il nome al progetto e che -come evidenzia la tracklist di otto tracce- sono sono preceduti da un Prologo e seguiti da un Epilogo. Alle sei tracce centrali sono collegati altrettanti Haiku, nati dalla penna dallo stesso Vercesi: il lavoro è imperniato sulla corrispondenza delle immagini mentali trasformate in suono: i testi e la musica interagiscono osmoticamente “palleggiandosi” l’emozione di chi suona e di chi ascolta.
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6 HAIKU
aIl 2015 di Jazzy Records si apre con l’uscita di “6 Haiku”, l'ultimo lavoro di Martino Vercesi, chitarrista di Milano. Otto composizioni originali dello stesso Vercesi incise in Trio con Tito Mangialajo al contrabbasso e Roberto Paglieri alla batteria e registrate nel luglio 2014 dal Sound Engeneer Fabrizio Barbareschi dello studio Raffinerie Musicali di Lacchiarella (Mi)
Musicista di estrazione classica (diplomato in chitarra classica al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano), ma ormai consacrato definitivamente al Jazz che lo vede collaborare, fra gli altri, con Giovanni Falzone, Fabrizio Trullu, Luca Cacucciolo, Marcello Testa, Yasan Greselin, Martino Vercesi ha affidato alla Jazzy Records questa sua quarta esperienza discografica.
Si tratta di un progetto particolare che fonde ispirazione poetica e invenzione musicale, un’ibridazione artistica nata sotto il segno del Giappone, Paese di cui Martino ha sempre subito il fascino potente e un po’ misterioso. Il nome del progetto “6 Haiku” si riferisce infatti agli Haiku, una forma poetica sviluppatasi in Giappone nel XVII secolo. Generalmente lo Haiku è composto da tre versi per complessive diciassette more secondo lo schema 5/7/5 e ha per oggetto la contemplazione della natura e della realtà percepita nella totale calma dei sensi e nella placidità di una mente meditante. Una mora è un'unità di suono usata in fonologia, che determina la quantità di una sillaba, che a sua volta - in alcune lingue - determina l'accento.
Ecco che il suono e la metrica, gli accenti e l’espressività, materiale comune tra linguaggio e musica, trovano una nuova e originale sintesi nei sei paesaggi sonori di questo lavoro, i sei Haiku che danno il nome al progetto e che -come evidenzia la tracklist di otto tracce- sono sono preceduti da un Prologo e seguiti da un Epilogo. Queste due scene “staccate” dal resto dei sei brani (che formano il corpo centrale del disco) rappresentano un preludio e un postludio ai sei Haiku, apertura e chiusura di un romanzo le cui pagine sono costituite da partiture .
Alle sei tracce centrali sono collegati altrettanti Haiku, nati dalla penna dallo stesso Vercesi: il lavoro è imperniato sulla corrispondenza delle immagini mentali trasformate in suono: i testi e la musica interagiscono osmoticamente “palleggiandosi” l’emozione di chi suona e di chi ascolta.
Un mood meditativo e Giapponese pervade anche la copertina del CD che la Jazzy Records ha affidato all’artista digitale Japi Honoo (http://japihonoo.com), immaginifica creatrice di Geishe, mentre il progetto grafico generale e il booklet interno di 24 pagine sono stati curati dal team creativo interno dell’etichetta. Sensuale e raffinata, la Geisha di Japi si staglia di profilo su una texture grafica rosso lacca mentre con la mano tende sei corde color crema, che rimandano alle stesso tempo sia alle corde della chitarra di Martino Vercesi, sia ai sei Haiku.... diremmo un “accordo perfetto”!
Nel booklet troviamo i componimenti dell’autore affiancati ciascuno a un ideogramma scelto appositamente per rappresentare il senso della poesia. Una realizzazione come di consueto molto ricca e curata in ogni dettaglio, caratteristica che costituisce il marchio di fabbrica delle produzioni firmate Jazzy Records.
Musicista di estrazione classica (diplomato in chitarra classica al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano), ma ormai consacrato definitivamente al Jazz che lo vede collaborare, fra gli altri, con Giovanni Falzone, Fabrizio Trullu, Luca Cacucciolo, Marcello Testa, Yasan Greselin, Martino Vercesi ha affidato alla Jazzy Records questa sua quarta esperienza discografica.
Si tratta di un progetto particolare che fonde ispirazione poetica e invenzione musicale, un’ibridazione artistica nata sotto il segno del Giappone, Paese di cui Martino ha sempre subito il fascino potente e un po’ misterioso. Il nome del progetto “6 Haiku” si riferisce infatti agli Haiku, una forma poetica sviluppatasi in Giappone nel XVII secolo. Generalmente lo Haiku è composto da tre versi per complessive diciassette more secondo lo schema 5/7/5 e ha per oggetto la contemplazione della natura e della realtà percepita nella totale calma dei sensi e nella placidità di una mente meditante. Una mora è un'unità di suono usata in fonologia, che determina la quantità di una sillaba, che a sua volta - in alcune lingue - determina l'accento.
Ecco che il suono e la metrica, gli accenti e l’espressività, materiale comune tra linguaggio e musica, trovano una nuova e originale sintesi nei sei paesaggi sonori di questo lavoro, i sei Haiku che danno il nome al progetto e che -come evidenzia la tracklist di otto tracce- sono sono preceduti da un Prologo e seguiti da un Epilogo. Queste due scene “staccate” dal resto dei sei brani (che formano il corpo centrale del disco) rappresentano un preludio e un postludio ai sei Haiku, apertura e chiusura di un romanzo le cui pagine sono costituite da partiture .
Alle sei tracce centrali sono collegati altrettanti Haiku, nati dalla penna dallo stesso Vercesi: il lavoro è imperniato sulla corrispondenza delle immagini mentali trasformate in suono: i testi e la musica interagiscono osmoticamente “palleggiandosi” l’emozione di chi suona e di chi ascolta.
Un mood meditativo e Giapponese pervade anche la copertina del CD che la Jazzy Records ha affidato all’artista digitale Japi Honoo (http://japihonoo.com), immaginifica creatrice di Geishe, mentre il progetto grafico generale e il booklet interno di 24 pagine sono stati curati dal team creativo interno dell’etichetta. Sensuale e raffinata, la Geisha di Japi si staglia di profilo su una texture grafica rosso lacca mentre con la mano tende sei corde color crema, che rimandano alle stesso tempo sia alle corde della chitarra di Martino Vercesi, sia ai sei Haiku.... diremmo un “accordo perfetto”!
Nel booklet troviamo i componimenti dell’autore affiancati ciascuno a un ideogramma scelto appositamente per rappresentare il senso della poesia. Una realizzazione come di consueto molto ricca e curata in ogni dettaglio, caratteristica che costituisce il marchio di fabbrica delle produzioni firmate Jazzy Records.
Guida all'ascolto
Prologo
È il preludio: vive di un'atmosfera meditativa e al contempo “tesa” dovuta all'opposizione fra i tre atteggiamenti diversi degli strumenti. Infatti il basso arpeggia accordi per seste, la chitarra stacca accordi semplici nel registro sovracuto contraddicendo l'armonia suggerita dal basso e su questa ambiguità (maggiore VS minore) la batteria crea una tensione notevole con continui disegni ritmici densi e concitati che contrastano la calma contraddittoria di basso e chitarra.
Bop Corn è il primo Haiku (che ha come motivo conduttore il Vento) : la melodia veloce della chitarra incalza e rompe la meditatività ambigua di Prologo con frammenti scalari di cinque note semplici, ma riproposti in un susseguirsi di tonalità diverse. L'atteggiamento di basso e batteria creano continue fermate e ripartenze, per poi sfociare dopo l'esposizione del tema in un lungo assolo di chitarra seguito da quello di basso e da scambi con la batteria sulla forma non molto consueta delle 48 misure.
Un sacchetto danza
le mille piroette
preda del vento
Liquid Poem (motivo conduttore il Dolore) invece spiana una melodia asimmetrica di note lunghe e piccoli accordi scarni sui rivolti del basso nel suo registro più grave. La batteria segue la scena con molto distacco creando una sensazione carica di aspettativa affinché il senso di “vuoto” armonico (dato dalle parti late fra basso e chitarra) e “ritmico” (dato dalle molte pause nel tema e nel solo di chitarra), contribuiscano a rendere l'immagine di questo “silenzio interiore” come ci suggerisce il testo dell'Haiku collegato.
Ora piangere
di tumulti lontani.
Dentro silenzio
Transition (motivo conduttore il Bruciare) è una ballad suonata con la chitarra acustica: lo scenario cambia di nuovo. Dopo il tema minore largo e cantabile affidato alla chitarra vi è il solo di contrabbasso. A seguire la chitarra suona armonici artificiali, ottave e accordi sulla struttura anche qui asimmetrica di 17 misure prima della ripresa finale del tema. Il suono metallico della chitarra acustica con le spazzole sul rullante donano un nuovo timbro molto più acustico che contribuisce ad un notevole cambio di registro. Questa “matericità” della componente acustica (il suono della mano sinistra che scivola sul manico, il fruscìo delle spazzole sul rullante) restituisce quell'immagine di un paesaggio arso e assolato di cui parla il testo corrispondente.
Scotta la sabbia
in un mare di luce
arde lo sguardo
Things That Think (qui il motivo conduttore è la Piuma con la sua leggerezza) brano moderato in tre quarti. La melodia della chitarra nel tema disegna linee melodiche con ampi salti intervallari in un contesto formale apparentemente caotico: il metro delle frasi varia da tre a quattro misure. La ritmica nel tema continua a fermarsi e a ripartire evocando gli “stop and go” del secondo quintetto di Davis.
Dopo il solo di chitarra sulla stessa struttura viene ripreso il tema iniziale con coda di assolo di batteria su un ostinato ritmico di chitarra e basso. L'atmosfera in tutto il brano è concitata: complice anche il disegno del giro di accordi oltre che il numero di battute (46). Il senso di agitazione e di imprevedibilità rendono l'espressione ”Ride lo stagno” presente nell'haiku corrispondente che in sostanza non si discosta dalla tradizione della poesia giapponese secentesca di Matsuo Basho (la ricerca del vuoto, la semplicità scarna, la rappresentazione della natura sono i temi tipici dello Zen di Basho).
Battito d'ali,
volteggiano le foglie
ride lo stagno
Nocturnal, altra ballad minore suonata dalla chitarra acustica (motivo conduttore il Pallore). Il tema è multiforme: inizialmente le melodie della chitarra sembrano domandare qualcosa al basso che risponde trasformando quelle stesse melodie, poi sfilano accordi diatonici e infine fa capolino una coda armonizzata per decime e seste fra basso e chitarra. Sullo stesso canovaccio metrico/armonico attecchisce il solo di chitarra prima della ripresa finale del tema con cadenza in maggiore (quasi a parodiare la cadenza piccarda del Barocco europeo). Qui l'atmosfera è ancora diversa: questi continui cambi armonici, questa scrittura eterogenea nel tema, queste battute di due quarti in un tempo d'impianto quaternario sembrano suggerire l'immagine dei crateri frastagliati e visibili ad occhio nudo della pallida luna addormentata che illumina il paesaggio ghiacciato e desolato di cui parla l'Haiku corrispondente.
Addormentata
in distese di neve
pallida luna
Blues for Jim (motivo conduttore la Terra). Qui si ritorna alle radici: un vero e proprio blues (unica variazione l'aggiunta di una tredicesima battuta come piace al jazz newyorchese contemporaneo) che vuole rendere omaggio a Jim Hall, maestro appena scomparso della chitarra jazz. E qui dopo un solo di chitarra è il turno di basso e batteria prima di ri-esporre il tema iniziale. Dopo l'atmosfera lunare e trasognata di Nocturnal si torna sulla terra (“Ascolta Terra!”), si danza e si ride (“le vibranti risate di bianche bocche”) perché il Blues è di tutti.
Ascolta terra!
Le vibranti risate
di bianche bocche
Ed eccoci alla conclusione di tutto il lavoro.
Epilogo costituisce il postludio: basso e chitarra come nel Prologo creano la stessa atmosfera ambigua e meditabonda (maggiore vs minore) che prima la batteria contrastava: ora invece è compiacente e rilassata e segue omoritmicamente gli accordi della chitarra creando un effetto diversissimo rispetto a prima, un ipnotico ritorno alla calma dopo tanti eventi diversi.
www.martinovercesi.com
È il preludio: vive di un'atmosfera meditativa e al contempo “tesa” dovuta all'opposizione fra i tre atteggiamenti diversi degli strumenti. Infatti il basso arpeggia accordi per seste, la chitarra stacca accordi semplici nel registro sovracuto contraddicendo l'armonia suggerita dal basso e su questa ambiguità (maggiore VS minore) la batteria crea una tensione notevole con continui disegni ritmici densi e concitati che contrastano la calma contraddittoria di basso e chitarra.
Bop Corn è il primo Haiku (che ha come motivo conduttore il Vento) : la melodia veloce della chitarra incalza e rompe la meditatività ambigua di Prologo con frammenti scalari di cinque note semplici, ma riproposti in un susseguirsi di tonalità diverse. L'atteggiamento di basso e batteria creano continue fermate e ripartenze, per poi sfociare dopo l'esposizione del tema in un lungo assolo di chitarra seguito da quello di basso e da scambi con la batteria sulla forma non molto consueta delle 48 misure.
Un sacchetto danza
le mille piroette
preda del vento
Liquid Poem (motivo conduttore il Dolore) invece spiana una melodia asimmetrica di note lunghe e piccoli accordi scarni sui rivolti del basso nel suo registro più grave. La batteria segue la scena con molto distacco creando una sensazione carica di aspettativa affinché il senso di “vuoto” armonico (dato dalle parti late fra basso e chitarra) e “ritmico” (dato dalle molte pause nel tema e nel solo di chitarra), contribuiscano a rendere l'immagine di questo “silenzio interiore” come ci suggerisce il testo dell'Haiku collegato.
Ora piangere
di tumulti lontani.
Dentro silenzio
Transition (motivo conduttore il Bruciare) è una ballad suonata con la chitarra acustica: lo scenario cambia di nuovo. Dopo il tema minore largo e cantabile affidato alla chitarra vi è il solo di contrabbasso. A seguire la chitarra suona armonici artificiali, ottave e accordi sulla struttura anche qui asimmetrica di 17 misure prima della ripresa finale del tema. Il suono metallico della chitarra acustica con le spazzole sul rullante donano un nuovo timbro molto più acustico che contribuisce ad un notevole cambio di registro. Questa “matericità” della componente acustica (il suono della mano sinistra che scivola sul manico, il fruscìo delle spazzole sul rullante) restituisce quell'immagine di un paesaggio arso e assolato di cui parla il testo corrispondente.
Scotta la sabbia
in un mare di luce
arde lo sguardo
Things That Think (qui il motivo conduttore è la Piuma con la sua leggerezza) brano moderato in tre quarti. La melodia della chitarra nel tema disegna linee melodiche con ampi salti intervallari in un contesto formale apparentemente caotico: il metro delle frasi varia da tre a quattro misure. La ritmica nel tema continua a fermarsi e a ripartire evocando gli “stop and go” del secondo quintetto di Davis.
Dopo il solo di chitarra sulla stessa struttura viene ripreso il tema iniziale con coda di assolo di batteria su un ostinato ritmico di chitarra e basso. L'atmosfera in tutto il brano è concitata: complice anche il disegno del giro di accordi oltre che il numero di battute (46). Il senso di agitazione e di imprevedibilità rendono l'espressione ”Ride lo stagno” presente nell'haiku corrispondente che in sostanza non si discosta dalla tradizione della poesia giapponese secentesca di Matsuo Basho (la ricerca del vuoto, la semplicità scarna, la rappresentazione della natura sono i temi tipici dello Zen di Basho).
Battito d'ali,
volteggiano le foglie
ride lo stagno
Nocturnal, altra ballad minore suonata dalla chitarra acustica (motivo conduttore il Pallore). Il tema è multiforme: inizialmente le melodie della chitarra sembrano domandare qualcosa al basso che risponde trasformando quelle stesse melodie, poi sfilano accordi diatonici e infine fa capolino una coda armonizzata per decime e seste fra basso e chitarra. Sullo stesso canovaccio metrico/armonico attecchisce il solo di chitarra prima della ripresa finale del tema con cadenza in maggiore (quasi a parodiare la cadenza piccarda del Barocco europeo). Qui l'atmosfera è ancora diversa: questi continui cambi armonici, questa scrittura eterogenea nel tema, queste battute di due quarti in un tempo d'impianto quaternario sembrano suggerire l'immagine dei crateri frastagliati e visibili ad occhio nudo della pallida luna addormentata che illumina il paesaggio ghiacciato e desolato di cui parla l'Haiku corrispondente.
Addormentata
in distese di neve
pallida luna
Blues for Jim (motivo conduttore la Terra). Qui si ritorna alle radici: un vero e proprio blues (unica variazione l'aggiunta di una tredicesima battuta come piace al jazz newyorchese contemporaneo) che vuole rendere omaggio a Jim Hall, maestro appena scomparso della chitarra jazz. E qui dopo un solo di chitarra è il turno di basso e batteria prima di ri-esporre il tema iniziale. Dopo l'atmosfera lunare e trasognata di Nocturnal si torna sulla terra (“Ascolta Terra!”), si danza e si ride (“le vibranti risate di bianche bocche”) perché il Blues è di tutti.
Ascolta terra!
Le vibranti risate
di bianche bocche
Ed eccoci alla conclusione di tutto il lavoro.
Epilogo costituisce il postludio: basso e chitarra come nel Prologo creano la stessa atmosfera ambigua e meditabonda (maggiore vs minore) che prima la batteria contrastava: ora invece è compiacente e rilassata e segue omoritmicamente gli accordi della chitarra creando un effetto diversissimo rispetto a prima, un ipnotico ritorno alla calma dopo tanti eventi diversi.
www.martinovercesi.com